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Mar sin fronteras


Mar sin fronteras:

Antologia liquida di poesia spagnola contemporánea

a cura di Paola Laskaris, Bari, Stilo editrice, 2020.

EAN: 9788864792408

'Mar sin fronteras' è un’antologia di poesia spagnola contemporanea inedita dedicata al mare come spazio di condivisione profonda, di rotte tracciate e tracciabili, di naufragi e approdi inaspettati, spazio di viaggiatori e sognatori con lo sguardo aperto sull’orizzonte. I testi – tutti inediti e in lingua originale – raccolti nel volume (con traduzione italiana a fronte) sono firmati da circa quaranta poeti, scelti tra le voci più significative dell’attuale poesia spagnola e offrono, nel loro insieme così variegato per stili e prospettive, la viva immagine di un oceano di parole mutevole, cangiante e senza confini; uno spazio di poesia liquido e sorprendente come le correnti e le vite che attraversano il mare.

 

Lampedusa

 

Ante la brisa del horizonte del mar,

Este mar Mediterráneo de olas de siglos

Y de naves y plásticos en su marea,

Pienso en los miles de kilómetros

Que he tenido que recorrer hasta llegar

Al abrazo matutino de sus arenas blancas.

Los miles de apellidos de mi sangre,

Las miles de esperanzas enroquecidas

Que llenaron de orgullo mis recuerdos.

Mi padre vio el mar por primera vez

A los treinta años y mis tíos nunca.

Yo nací rodeado de mar y de playas

Y de carreteras y de puertos inaugurados

Con el fragor de la mezcla de lenguas

Y de billetes en las manos de los tenderos.

Aprendimos a hablar todas las lenguas

Porque del mar venía la vida y la esperanza.

Y así me dejo mecer por el ritmo de las olas

Después de un año de conferencias y clases,

De libros, artículos y de declaraciones

Que han llenado de titulares los periódicos.

Me tumbo en mi toalla sobre la arena blanca,

Abro un libro que me evoca amores uruguayos,

Siento cómo la crema protectora se extiende

Por mi piel blanca, huidiza, inexperta,

Y cómo los primeros rayos de la mañana

Descubren vida en los rincones de mi cuerpo.

La cerveza expectante permanece fría en la nevera,

Y las conversaciones, al ritmo de las olas,

Rompen sobre la playa recordando placeres

Y citas cotidianas según el guion marcado

Por las horas circulares de los relojes veraniegos.

Cierro los ojos y disfruto de los miles de soles

Que han tenido que sucederse para que hoy

Pueda sentir el sol sobre mi cuerpo desnudo.

Me siento ebrio de tranquilidad. Siento

que he recorrido la distancia justa para ser feliz…

 

Y de pronto,

La brisa del horizonte del mar

Se llena de brazos que se agitan desesperados,

De ecos de gritos que proceden de otras lenguas,

Por más que el dolor solo tenga una lengua.

Gritos que se mezclan con nuestra sorpresa

Y el miedo de lo desconocido que viene de lejos.

 

Y de pronto,

La arena blanca de la playa se llena de negros

Cuerpos exhaustos, de ojos y sonrisas inacabadas,

De manos a la espera de un abrazo sin cadenas ni reproches.

Y en el ballet improvisado de las tiendas de campaña

Todos nos sentimos, por un instante, desamparados.

 

Y de pronto,

En un segundo inesperado, este mar que devuelve la vida

Es espejo de otras miles de muertes atrapadas en sus aguas,

En la maraña de las promesas y de las mafias.

Y mientras te arropo con mi toalla bronceada,

Y te ayudo a terminarte el agua de mi botella,

Me pregunto cuántos kilómetros has recorrido

Hasta llegar a esta playa de aguas extranjeras,

Cuántos miles de apellidos de tantas sangres

Has tenido que superar para tocar la tierra prometida.

 

Arropado por mi toalla, recuperado el aliento,

Segundos antes de salir corriendo, de seguir huyendo,

Me sonríes y tu sonrisa se ilumina como un tesoro

Que me ha regalado la mar, esta mar que nos une,

La mar que en tu carrera queda atrás, diminuta,

Como atrás va quedando tu espalda marcada

Por los miles de kilómetros de insultos de tu esperanza.

Una mar que ya no es el mar, que ya no puede serlo.

Una mar que da la vida con la misma facilidad

Con que nuestras miserias terminan por arrebatarla.

 

Ante la brisa del horizonte de la mar,

Lloro con lágrimas inevitables de otros tiempos,

De otras geografías, de otros pueblos y otras sangres.

Lloro las lágrimas que os están prohibidas,

Las que habéis derramado en silencio, espalda con espalda,

Las que ahora nos hermanan en el inevitable fin

De la ignorancia y de nuestra vergüenza compartida.

Lloro lágrimas y versos mientras te pierdes en la distancia:

“Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate”.

 

Barcelona, 15 de julio de 2019

 

 

Lampedusa

 

Di fronte alla brezza dell’orizzonte del mare,

questo mar Mediterraneo di onde di secoli

e di navi e plastiche nella sua marea,

penso alle migliaia di chilometri

che ho dovuto percorrere fino ad arrivare

all’abbraccio mattutino delle sue bianche sabbie.

Le migliaia di cognomi della mia stirpe,

le migliaia di speranze arrochite

che riempirono d’orgoglio i miei ricordi.

Mio padre vide il mare per la prima volta

a trent’anni e i miei zii non lo videro mai.

Io nacqui circondato da mare e spiagge

e strade e porti inaugurati

nel fragore del miscuglio di lingue

e biglietti nelle mani dei negozianti.

Imparammo a parlare tutte le lingue

perché dal mare veniva la vita e la speranza.

E così mi lascio cullare dal ritmo delle onde

dopo un anno di conferenze e lezioni,

di libri, articoli e interviste

che hanno riempito le prime pagine dei giornali.

Mi sdraio sul telo sopra la sabbia bianca,

apro un libro che mi ricorda amori uruguaiani,

sento come la crema solare si spande

sulla mia pelle bianca, fuggevole, inesperta,

e come i primi raggi del mattino

scoprono la vita negli angoli del mio corpo.

La birra che mi aspetta rimane fredda nel frigo,

e le conversazioni, al ritmo delle onde,

s’infrangono sulla spiaggia ricordando piaceri

e appuntamenti quotidiani secondo il copione

segnato dalle ore circolari degli orologi estivi.

Chiudo gli occhi e mi godo le migliaia di soli

che hanno dovuto susseguirsi perché oggi

io possa sentire il sole sul mio corpo nudo.

Mi sento ebbro di serenità. Sento


di aver percorso la distanza giusta per essere felice...

 

E d’improvviso,


la brezza dell’orizzonte del mare


si riempie di braccia che si agitano disperate,

echi di grida che vengono da altre lingue,

nonostante il dolore abbia solo una lingua.

Grida che si confondono con la nostra sorpresa

e al terrore di ciò che è sconosciuto e viene da lontano.

 

E d’improvviso,


la sabbia bianca della spiaggia si riempie di neri

corpi esausti, di occhi e sorrisi interrotti,


di mani in attesa di un abbraccio senza catene né rimproveri.

E nel balletto improvvisato delle tende da campeggio

tutti ci sentiamo, per un momento, indifesi.

 

E d’improvviso,


in un secondo inaspettato, questo mare che restituisce la vita

è specchio di altre migliaia di morti intrappolate nelle sue acque,

nel groviglio delle promesse e delle mafie.


E mentre ti avvolgo nel mio telo abbronzato,


e ti aiuto a finire l’acqua della mia bottiglia,


mi chiedo quanti chilometri hai percorso


per arrivare a questa spiaggia di acque straniere,

quante migliaia di cognomi di altrettante stirpi


hai dovuto superare per toccare la terra promessa.

Avvolto nel mio telo, recuperato il fiato,


pochi secondi prima di scappare di corsa, continuare a fuggire,

mi sorridi e il tuo sorriso si illumina come un tesoro

che mi ha regalato il mare, questo mare che ci unisce,

il mare che nella tua corsa lasci indietro, minuscolo,

come indietro rimane la tua schiena segnata


da migliaia di chilometri di insulti alla tua speranza.

Un mare che non è più mare, che non può più esserlo.

Un mare che dà la vita con la stessa facilità

con cui le nostre miserie finiscono per strapparla via.

 

Di fronte alla brezza dell’orizzonte del mare,

piango lacrime inevitabili di altri tempi,


di altre geografie, di altri popoli e altre stirpi.

Piango le lacrime che sono a voi interdette,

quelle che avete sparso in silenzio, schiena contro schiena,

quelle che ora ci affratellano nell’inevitabile fine

dell’ignoranza e della nostra vergogna condivisa.

Piango lacrime e versi mentre ti perdi in lontananza:

«Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate».

 

Barcellona, 15 luglio de 2019

Traducción al italiano por Paola Laskaris